Surrealismo allo stato brado.
Sarà capitato a tutti di avere dei nemici potenti; in questo momento storico mi capita di essere sotto la mira di un rampollo di una delle più ricche famiglie d’Europa.
Gli Hartmann, i più grandi produttori ed esportatori di materassi del continente.
Che la professione di materassaio possa celare subdole incognite, ce lo dimostra la storia di Licio Gelli, non di meno in questa particolare situazione, occorre specificare che a me, purtroppo, non capita di avere a che fare con un venerabile maestro di un qualche ordine massonico, bensì con un fulminato dedito al metadone, e ai cattivi pensieri.
Sono da poco uscito dal commissariato di Neukoelln, nel quale ero entrato per rispondere all’accusa di lesioni personali; sebbene non fossi sicuro di chi potesse avermi denunciato, un’ideuzza ce l’avevo, e il mio intuito non mi inganna mai.
Del resto anche il rampollo in questione, con le sue attività, mi agevola la comprensione degli eventi, avendomi nell’ultimo anno già denunciato per furto, e associazione a delinquere.
Nella fattispecie mi accusava di averlo spinto, e di avergli leggermente storto un pollice, cosa che veramente farebbe ridere, se dietro di essa non si celasse un dramma, una condizione deprecabile dell’essere, una sconfitta per tutta l’umanità.
Il giovane infatti (oddio tanto giovane non è, avrà tipo 50 anni, ma nella mente… ah la mente…) mi accusa di averlo cacciato da casa mia, dopo essermelo ritrovato nella mia amaca una notte di luglio dell’anno scorso, dopo essere rincasato, la qual cosa è vera.
Non so se abbiate mai provato l’ineguagliabile sensazione di rientrare in casa e trovarci qualcuno dentro, non invitato.
È una specie di spavento, anche se si trattta di qualcuno di conosciuto.
Anzi a ben vedere, fa molto più spavento trovarsi in casa in questo modo un conoscente, piuttosto di un perfetto estraneo.
Ora bisogna dire che non sono nuovo a questo tipo di avventure; un po’ per la mia natura informale, un po’ perché sono povero in canna, vivo con la porta del mio balcone al pianterreno costantemente aperta, e già un paio di volte mi è capitato al risveglio di trovarci persone che non sapevo ci fossero, ma che ci si vuol fare, a me vivere rinchiuso non piace.
Il signor Hartmann era una persona che consideravo nella cerchia delle mie frequentazioni; direi un amico, perché per me amico significa chiunque che, anche se nella merda, non userebbe mai il suo malessere per nuocere a te; qualche bevuta e qualche bel concerto insieme ce li siamo pure fatti, e spesso la sua maniera di fare mi aveva animato a promettergli di gettarlo nel canale, e sono quelle cose che si dicono quando non si ha intenzione di metterle in pratica, poiché sarebbe controproducente avvertire d’antemano la vittima designata al proposito.
Essendo stato allontanato dalla sua stessa famiglia per i suoi comportamenti, purché rinunci a occuparsi degli affari di famiglia, gli viene corrisposta la somma di 2500 euro netti al mese, ma non è raro trovarlo spiantato a metà mese, esattamente come me che vivo con 404 euro netti al mese, e qua si aprono vaste praterie per considerare la realtà del valore del denaro, ma non è questo il momento, altrimenti non finisco più.
Fatto sta che tutte le lesioni che secondo lui gli ho provocato constano di una spinta, e di una leggera torsione del pollice, mentre lo buttavo fuori di casa, dopo che vi si era introdotto a mia insaputa.
Il poliziotto stesso era incredulo; ho dovuto fargli notare che erano presunti fatti risalenti a un anno e mezzo fa; nella sua ingenuità di poliziotto era convinto si parlasse di fatti di questa estate.
Eh eh ehe, non conosce Bobby Hartmann!
Quello è capace di risalire i fiumi del tempo e arrivare al Neolitico, se qualcosa gli suona storto.
Ebbene dopo un’ora di interrogatorio, mentre mi il poliziotto congedava, gli ho chiesto direttamente che cosa stessi rischiando con una denuncia del genere.
Francamente, mi ha risposto, un bel niente.
Il signor Hartmann ha esposto nell’ultimo periodo un tal numero di denunce, che persino la polizia non lo può più prendere sul serio.
E questo, se ci si pensa è fondamentalmente tragico.
Maledetta empatia che riesce a farmi soffrire anche quando si tratta di persone che mi vogliono fare del male!
Come se tutto questo non fosse sufficiente appena uscito dalla stazione di polizia mi sono recato al supermercato per annegare la mia sofferenza nell’alcool, e sulla porta chi ci trovo?
Micole, una donna che avevamo dato per morta nella cerchia di alcolizzati del parco, della quale lei ne fa parte ,e per la quale avevo scritto poco tempo fa un commovente necrologio.
La vedo lì, viva e vegeta, e mi sono avvicinato per sincerarmi che non fosse un’apparazione medianica, sapete sono un po’ un medio, un persa, un ittita.
Ha risposto molto sospettosamente alle mie domande per accertarmi che non fosse morta davvero, mi ha salutato e se ne è andata.
Noi diamo la colpa all’alcol e alle droghe, ma mentiamo sapendo di mentire.
E pensare che le avevamo fatto un così sentito trauerfeier, e c’era scappata anche una lacrima furtiva.