psicologia
Il mito archetipico dell’Eroe e Che Guevara
Diretta facebook e youtube, il “Che” di Alberto Breccia, Enrique Breccia ed Héctor Oesterheld visto e psicanalizzato da Barbara Collevecchio e Boris Battaglia.
Conversazioni di Cura
Tutti noi, in modo più o meno consapevole, facciamo ricorso ai Bias Cognitivi per interpretare la realtà e il mondo che ci circonda. Ma cosa sono esattamente i Bias Cognitivi? Scopriamolo assieme in questa interessante chiacchierata del nostro Achille Saletti con la psicologa e blogger (Il Fatto Quotidiano, Huffington Post) e psicoterapeuta Barbara Collevecchio.
L’Italia incattivita, Trump, Salvini e l’archetipo del Bullo
Cosa significa crescere, diventare adulti? Per alcuni sviluppare la propria personalità e realizzarla nel mondo, con tutte le sue difficoltà e scogli da superare; per altri perdere un magico mondo autarchico in cui si è onnipotenti, in cui esistono fate e sirene. Per alcuni crescere, significa perdere la totipotenzialità adolescenziale, quella sensazione inebriante di invincibilità, di negazione del principio di realtà, di autorevolezza e, in fin dei conti, di negazione della morte.
Ognuno di noi sa benissimo quanto sia difficile passare dallo stato di adolescenti e bambini a quello di adulti, e quanto questo momento sia segnato dalla ribellione.PUBBLICITÀ
Ribellarsi è giusto? Certo che lo è, ed è anche inevitabile e sano. Come possiamo diventare noi stessi se prima non uccidiamo metaforicamente i nostri genitori? Il problema sorge quando questo processo sano di ribellione si irrigidisce e dalla sana ribellione verso l’ottusità dell’autorità, ci si incancrenisce nel disprezzo cinico e regressivo nei confronti di tutto ciò che è invece, autorevole.
Tra autorevolezza e autorità c’è infatti una bella differenza: se spesso l’autorità si impone in modo rigido e violento, l’autorevolezza invece viene riconosciuta senza imposizioni. Questo processo quindi dipende molto dal tipo di genitori che abbiamo avuto. Se abbiamo subito genitori autoritari, il nostro adolescente interiore rischia di rimanere intrappolato in una risposta autodistruttiva che può portarci a diventare cinici, bulli, violenti, non fecondi.
Una ribellione, una insurrezione può avere un profondo senso psichico quando diventa nutriente, feconda, quando alla distruzione delle vecchie norme stantie, subentra la creazione. Non a caso la grande Emma Goldman diceva: “Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione”.
Cosa c’entra tutto questo con lacerazione della nostra società e con la politica?
A oggi un po’ ovunque in Occidente, abbiamo due schieramenti principali: politici che usano una comunicazione da Bullo (Trump, Orban, Salvini, Grillo) i così chiamati Populisti o sovranisti e altri che vengono identificati nell’establishment.
I primi, quelli che io credo aderiscano all’archetipo del Bullo, cioè un Peter Pan irrigidito nel cinismo e rabbia contro i padri, riversano attraverso la loro propaganda nei social la loro personalissima “Isola che non c’è”: una tale quantità di rabbia non elaborata, di gogna verso i nemici e cinismo, da inflazionare l’inconscio collettivo, irrigidire le rappresentazioni sociali e diffondere un clima molto poco sano nel dibattito pubblico.
Quando viene risvegliato al livello sociale l’archetipo di Peter Pan, non significa solamente che tutta la società non vuole invecchiare, nega la morte, l’impegno e sogna di vivere in un’eterno godimento infantile. C’è un lato ancora più distruttivo dell’archetipo che è quello di sfociare in vendetta verso i padri cattivi, odio, cinismo come risposta al tradimento dei genitori che non sono stati capaci di dare sicurezza e accoglimento.
Ci si sclerotizza nell’archetipo del bullo, tanto più si hanno avuto genitori distanti e autoritari, genitori e specialmente padri che hanno fallito nel far sentire i figli protetti, al sicuro (notare quanto l’ossessione di Trump e Salvini sia la sicurezza).
Questo non vuol dire che Trump o Salvini, con i loro insulti, con il loro inveire e additare i nemici, con il loro metterli alla gogna, siano malati: semplicemente la loro leadership risponde a una profonda mancanza, a una profonda sofferenza che c’è nella nostra società.
Jung scriveva del nazismo che rappresentò la patologia di una intera nazione, ma gli psichiatri che a Norimberga visitarono e sottoposero a test i gerarchi nazisti, non rilevarono alcuna patologia personale, anzi QI superiori alla media. Quindi non ci illudiamo: i messaggi da bulli e di odio o di persuasione possono sembrare stupidi, infantili ma dietro c’è una precisa strategia e la conoscenza di un target da colpire, la consapevolezza che con certe determinate affermazioni, si provoca piacere e soddisfazione in una fetta di popolazione, la si istiga allo sfogo immediato e non filtrato, della rabbia sociale.
Salvini e Trump non sono che il sintomo di una grossa parte della società che chiede vendetta ed è arrabbiata contro Capitan Uncino che non è altro che la vecchia classe dirigente, rea di averla tradita. Se è vero che l’1% dei ricchi detiene più del 50% della ricchezza mondiale, che le diseguaglianze martoriano le nostre nazioni, che c’è un gap pazzesco tra periferie, zone rurali e centro delle città, se è vero che piena occupazione non vuoi dire equa distribuzione della ricchezza, se è vero che c’è stata corruzione, distanza dal popolo, mancanza dia ascolto (vedi recente rapporto del CISE), allora ci rendiamo immediatamente conto come il problema non è Salvini, non è Trump che danno volgarmente voce a questa rabbia, ma che una sofferenza non è stata ascolta e che la famosa ” gente” si è sentita tradita.
Come reagite voi ad un tradimento? Non siamo ipocriti: molti di noi arrivano a diventare violenti, aggressivi, a usare parolacce. Molti di noi additano l’amante e lo mettono alla berlina, e odiano il traditore. È umano. Ciò che non è sano però è che non ci sia elaborazione, che il bullismo sia diventato oramai fenomeno nazionale e che sul web e anche fuori oramai si sia sdoganato il bullismo contro chiunque sia diverso.
Ciò che non è sano e non è neppure umano, è scrivere o urlare “sporco negro” a qualcuno, o “troia” a qualunque donna osi criticare il proprio leader. Anche Lucignolo e Peter Pan avevano la loro banda, ricordate i bambini sperduti? Se gli togliete l’aura fiabesca, essi si trasformano in spietati bulli pronti a malmenare il più debole.
C’è una bella differenza tra il continuare a saper sognare, tra il mantenere viva la nostra parte fanciullesca, quella capace di andare contro gli schemi e la bieca autorità e lo scivolare nell’appartenenza ad una gang violenta. Questa scelta paranoide di diventare fan più che sostenitori politici, la dice lunga su ciò che questo stile di leadership da Bullo. La ricerca della perfezione, le prove di devozione, i giuramenti su magici contratti, l’odio per chiunque sia diverso, la strafottenza, le risposte da bullo, l’arroganza, lo scagliarsi su chi è più debole cosa sono?
Quando un gruppo di bambini trova un cucciolo di gattino e invece di nutrirlo, lo martoria, quando identificano nel bambino più debole una vittima, e nel più arrogante e violento il leader, non stanno facendo altro che scagliarsi con ferocia contro tutto ciò che più gli fa paura: la debolezza. Bullizzare vuol dire tradire il proprio senso di inferiorità vissuto come insostenibile e quindi proiettato all’esterno. Picchiare o insultare il diverso o chi non la pensa come noi tradisce la nostra insicurezza.
A cosa dovrebbe servire questa analisi? A capire che la nostra società ha una profonda sofferenza che viene incarnata nella venerazione di leader bulli e cinici che permettono a troppi di sfogare frustrazioni e rabbia non contro un sistema iniquo ma attraverso l’immediato godimento della ruspa.
La ruspa, simbolo magico regressivo dello sfogo, del buttar tutto ciò, del togliere via lo sporco. Quando non si ha il coraggio di guardare allo sporco che c’è dentro di noi. Chi, all’opposizione crede che la risposta sia altrettanto disprezzo per le masse ignoranti e arrabbiate, non solo tradisce il suo disprezzo e quindi paura della povertà e sofferenza sociale, ma li alimenta, colpevolmente.
Carlo contro la potente famiglia tedesca di produttori di materassi. Un pezzo bellissimo tratto da “Cronache berlinesi ” di Giancarlo Rossi
Surrealismo allo stato brado.
Sarà capitato a tutti di avere dei nemici potenti; in questo momento storico mi capita di essere sotto la mira di un rampollo di una delle più ricche famiglie d’Europa.
Gli Hartmann, i più grandi produttori ed esportatori di materassi del continente.
Che la professione di materassaio possa celare subdole incognite, ce lo dimostra la storia di Licio Gelli, non di meno in questa particolare situazione, occorre specificare che a me, purtroppo, non capita di avere a che fare con un venerabile maestro di un qualche ordine massonico, bensì con un fulminato dedito al metadone, e ai cattivi pensieri.
Sono da poco uscito dal commissariato di Neukoelln, nel quale ero entrato per rispondere all’accusa di lesioni personali; sebbene non fossi sicuro di chi potesse avermi denunciato, un’ideuzza ce l’avevo, e il mio intuito non mi inganna mai.
Del resto anche il rampollo in questione, con le sue attività, mi agevola la comprensione degli eventi, avendomi nell’ultimo anno già denunciato per furto, e associazione a delinquere.
Nella fattispecie mi accusava di averlo spinto, e di avergli leggermente storto un pollice, cosa che veramente farebbe ridere, se dietro di essa non si celasse un dramma, una condizione deprecabile dell’essere, una sconfitta per tutta l’umanità.
Il giovane infatti (oddio tanto giovane non è, avrà tipo 50 anni, ma nella mente… ah la mente…) mi accusa di averlo cacciato da casa mia, dopo essermelo ritrovato nella mia amaca una notte di luglio dell’anno scorso, dopo essere rincasato, la qual cosa è vera.
Non so se abbiate mai provato l’ineguagliabile sensazione di rientrare in casa e trovarci qualcuno dentro, non invitato.
È una specie di spavento, anche se si trattta di qualcuno di conosciuto.
Anzi a ben vedere, fa molto più spavento trovarsi in casa in questo modo un conoscente, piuttosto di un perfetto estraneo.
Ora bisogna dire che non sono nuovo a questo tipo di avventure; un po’ per la mia natura informale, un po’ perché sono povero in canna, vivo con la porta del mio balcone al pianterreno costantemente aperta, e già un paio di volte mi è capitato al risveglio di trovarci persone che non sapevo ci fossero, ma che ci si vuol fare, a me vivere rinchiuso non piace.
Il signor Hartmann era una persona che consideravo nella cerchia delle mie frequentazioni; direi un amico, perché per me amico significa chiunque che, anche se nella merda, non userebbe mai il suo malessere per nuocere a te; qualche bevuta e qualche bel concerto insieme ce li siamo pure fatti, e spesso la sua maniera di fare mi aveva animato a promettergli di gettarlo nel canale, e sono quelle cose che si dicono quando non si ha intenzione di metterle in pratica, poiché sarebbe controproducente avvertire d’antemano la vittima designata al proposito.
Essendo stato allontanato dalla sua stessa famiglia per i suoi comportamenti, purché rinunci a occuparsi degli affari di famiglia, gli viene corrisposta la somma di 2500 euro netti al mese, ma non è raro trovarlo spiantato a metà mese, esattamente come me che vivo con 404 euro netti al mese, e qua si aprono vaste praterie per considerare la realtà del valore del denaro, ma non è questo il momento, altrimenti non finisco più.
Fatto sta che tutte le lesioni che secondo lui gli ho provocato constano di una spinta, e di una leggera torsione del pollice, mentre lo buttavo fuori di casa, dopo che vi si era introdotto a mia insaputa.
Il poliziotto stesso era incredulo; ho dovuto fargli notare che erano presunti fatti risalenti a un anno e mezzo fa; nella sua ingenuità di poliziotto era convinto si parlasse di fatti di questa estate.
Eh eh ehe, non conosce Bobby Hartmann!
Quello è capace di risalire i fiumi del tempo e arrivare al Neolitico, se qualcosa gli suona storto.
Ebbene dopo un’ora di interrogatorio, mentre mi il poliziotto congedava, gli ho chiesto direttamente che cosa stessi rischiando con una denuncia del genere.
Francamente, mi ha risposto, un bel niente.
Il signor Hartmann ha esposto nell’ultimo periodo un tal numero di denunce, che persino la polizia non lo può più prendere sul serio.
E questo, se ci si pensa è fondamentalmente tragico.
Maledetta empatia che riesce a farmi soffrire anche quando si tratta di persone che mi vogliono fare del male!
Come se tutto questo non fosse sufficiente appena uscito dalla stazione di polizia mi sono recato al supermercato per annegare la mia sofferenza nell’alcool, e sulla porta chi ci trovo?
Micole, una donna che avevamo dato per morta nella cerchia di alcolizzati del parco, della quale lei ne fa parte ,e per la quale avevo scritto poco tempo fa un commovente necrologio.
La vedo lì, viva e vegeta, e mi sono avvicinato per sincerarmi che non fosse un’apparazione medianica, sapete sono un po’ un medio, un persa, un ittita.
Ha risposto molto sospettosamente alle mie domande per accertarmi che non fosse morta davvero, mi ha salutato e se ne è andata.
Noi diamo la colpa all’alcol e alle droghe, ma mentiamo sapendo di mentire.
E pensare che le avevamo fatto un così sentito trauerfeier, e c’era scappata anche una lacrima furtiva.
La PROPAGANDA del M5S è simile a quella del III Reich

Creazione del nemico, populismo , epurazione dei dissidenti, creazione del partito unico, creazione di uno stato di continuo allarme:
“In quel periodo di instabilità il Partito Nazista emerse da una relativa oscurità, crescendo fino ad assumere importanza nazionale. In particolare, esso riuscì ad aumentare drasticamente il supporto dell’opinione pubblica proprio presentandosi come movimento di protesta contro la corruzione e l’inefficienza del “sistema” di Weimar. I suoi membri descrivevano la Repubblica come una “palude” caratterizzata, di volta in volta, o dall’instabilità o dall’immobilità, incapace di liberare il paese dall’umiliazione e dalla desolazione lasciate dalla sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e dai termini fortemente punitivi del Trattato di Versailles. Gli autori della propaganda nazista promossero l’immagine del Partito come unico movimento in Germania capace di parlare a nome di tutti i Tedeschi non-Ebrei, senza distinzione di classe, di religione o di regione di appartenenza. Tutti gli altri partiti politici, agli occhi dei Nazisti, rappresentavano solo gli interessi particolari di gruppi che lavoravano unicamente per difendere tali interessi. I responsabili nazisti della propaganda fecero anche leva sul desiderio di ordine della popolazione, particolarmente sentito dopo un periodo di violento fermento civile. Promettendo di unire la Germania, di ridare lavoro ai sei milioni di Tedeschi che ne erano privi e di restaurare i “tradizionali valori germanici”, Hitler raccolse un vasto supporto popolare.
Il Fascino di un Movimento di Massa
Un punto fondamentale dell’ideologia nazista e della propaganda era costituito dalla creazione di una “comunità nazionale” (Volksgemeinschaft) che avrebbe riunito tutti i Tedeschi appartenenti alla razza “Ariana”, trascendendo le differenze di classe, di religione o di regione di appartenenza. Inoltre, il costante conflitto politico e lo scontro sociale, che avevano caratterizzato la democrazia parlamentare nel periodo di Weimar, non avrebbero avuto spazio nella nuova società Nazional Socialista. In contrasto con la protezione che la Costituzione di Weimar degli anni precedenti aveva assicurato ai diritti individuali, la propaganda nazista metteva il benessere della comunità nazionale al di sopra delle preoccupazioni dei singoli. Tutti i Tedeschi “di razza pura”, identificati con il termine di “camerati nazionali” (Volksgenossen), erano obbligati ad aiutare coloro che possedevano di meno e sacrificare tempo, salario e anche la propria vita per il bene comune. In teoria, né un’estrazione sociale di livello basso né una situazione economica modesta potevano rappresentare ostacoli all’avanzamento sociale, politico o militare. La propaganda nazista giocò un ruolo cruciale nello spacciare il mito della “comunità nazionale”, soprattutto perché i Tedeschi desideravano intensamente realizzare l’unità e ritrovare la grandezza e l’orgoglio per il loro paese, così come rompere con il sistema sociale fortemente stratificato del periodo precedente. Facendo leva su quei sentimenti, la propaganda nazista collaborò a preparare la popolazione tedesca a un futuro impostato dall’ideologia Nazional Socialista.”
Fonte :http://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10007818
I principi della Propaganda di Goebbels sono ancora attualissimi

“Questi leader, con l’aiuto di tecnici che si sono specializzati nell’utilizzo dei canali di comunicazione, sono oggi in grado di realizzare consapevolmente e scientificamente ciò che abbiamo chiamato L’ingegneria del consenso“. E. Bernays
Joseph Paul Goebbels (Rheydt, 29 ottobre 1897 – Berlino, 1º maggio 1945) fu uno dei più importanti gerarchi nazisti, Gauleiter di Berlino dal 1926 al 1945, Ministro della Propaganda nel Terzo Reich dal 1933 al 1945. I principi (Goebbels’ Principles of Propaganda by Leonard W. Doob, pubblicati in Public Opinion and Propaganda; A Book of Readings edited for The Society for the Psychological Study of Social Issues)
1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
2. Principio del metodo del contagio.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
3. Principio della trasposizione.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
5. Principio della volgarizzazione.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
6. Principio di orchestrazione.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
7. Principio del continuo rinnovamento.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
8. Principio della verosimiglianza.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.
9. Principio del silenziamento.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
10. Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.
http://www.salsamentarius.it/gli-undici-principi-di-goebbels-da-non-seguire/
Tutti i punti COMPLETI in inglese :
- 1. Propagandist must have access to intelligence concerning events and public opinion.
- 2. Propaganda must be planned and executed by only one authority.
- a. It must issue all the propaganda directives.
- b. It must explain propaganda directives to important officials and maintain their morale.
- c. It must oversee other agencies’ activities which have propaganda consequences
- 3. The propaganda consequences of an action must be considered in planning that action.
- 4. Propaganda must affect the enemy’s policy and action.
- a. By suppressing propagandistically desirable material which can provide the enemy with useful intelligence
- b. By openly disseminating propaganda whose content or tone causes the enemy to draw the desired conclusions
- c. By goading the enemy into revealing vital information about himself
- d. By making no reference to a desired enemy activity when any reference would discredit that activity
- 5. Declassified, operational information must be available to implement a propaganda campaign
- 6. To be perceived, propaganda must evoke the interest of an audience and must be transmitted through an attention-getting communications medium.
- 7. Credibility alone must determine whether propaganda output should be true or false.
- 8. The purpose, content and effectiveness of enemy propaganda; the strength and effects of an expose; and the nature of current propaganda campaigns determine whether enemy propaganda should be ignored or refuted.
- 9. Credibility, intelligence, and the possible effects of communicating determine whether propaganda materials should be censored.
- 10. Material from enemy propaganda may be utilized in operations when it helps diminish that enemy’s prestige or lends support to the propagandist’s own objective.
- 11. Black rather than white propaganda may be employed when the latter is less credible or produces undesirable effects.
- 12. Propaganda may be facilitated by leaders with prestige.
- 13. Propaganda must be carefully timed.
- a. The communication must reach the audience ahead of competing propaganda.
- b. A propaganda campaign must begin at the optimum moment
- c. A propaganda theme must be repeated, but not beyond some point of diminishing effectiveness
- 14. Propaganda must label events and people with distinctive phrases or slogans.
- a. They must evoke desired responses which the audience previously possesses
- b. They must be capable of being easily learned
- c. They must be utilized again and again, but only in appropriate situations
- d. They must be boomerang-proof
- 15. Propaganda to the home front must prevent the raising of false hopes which can be blasted by future events.
- 16. Propaganda to the home front must create an optimum anxiety level.
- a. Propaganda must reinforce anxiety concerning the consequences of defeat
- b. Propaganda must diminish anxiety (other than concerning the consequences of defeat) which is too high and which cannot be reduced by people themselves
- 17. Propaganda to the home front must diminish the impact of frustration.
- a. Inevitable frustrations must be anticipated
- b. Inevitable frustrations must be placed in perspective
- 18. Propaganda must facilitate the displacement of aggression by specifying the targets for hatred.
- 19. Propaganda cannot immediately affect strong counter-tendencies; instead it must offer some form of action or diversion, or both.
“Amore e Psiche. Un’interpretazione nella psicologia del profondo” di Erich Neumann

Cosa accade a Psiche, che spinta dalle forze matriarcali ostili all’uomo si avvicina al letto munita di lampada e coltello per uccidere il presunto mostro, e che adesso riconosce essere Eros? …. Si tratta del risveglio di Psiche in quanto psiche, del fatale momento in cui la donna emerge per la prima volta dalle tenebre del suo inconscio e dalla severità del vincolo matriarcale e, incontrando l’uomo individual- mente, ama, cioè riconosce Eros…
La Psiche che si avvicina al giaciglio di Eros non è più la creatura languidamente irretita e stordita dal piacere che vive nell’oscuro paradiso del sesso e del desiderio; risvegliata dall’irruzione delle sorelle, Psiche diventa consapevole del pericolo in cui si trova, ed è ora con tutto lo spietato spirito del matriarcato che va a uccidere il mostro, l’uomo-belva che con queste nozze di morte l’ha strappata alla terra e l’ha rapita nelle tenebre. Ma al chiarore della luce nuovamente accesa, con la quale illumina l’inconscia oscurità della sua precedente esistenza, riconosce Eros. Psiche ama…
La Psiche che scopre il vero aspetto di Eros e infrange il tabù della sua invisibilità, non sta più di fronte al maschile come la vecchia Psiche ingenua e infantile, ma non è neanche soltanto afferrante e afferrata; essa è invece così mutata nella sua nuova femminilità, che perde il suo amante, anzi lo deve perdere In questa situazione amorosa di una femminilità che diventa cosciente attraverso l’incontro e il confronto, conoscenza, sofferenza e sacrificio costituiscono un’identità…
L’azione di Psiche provoca così tutte le sofferenze legate all’individuazione, nelle quali una persona ha esperienza di se stessa di fronte a un partner che è altro da lei e non soltanto a lei connesso. Psiche ferisce se stessa e ferisce Eros, e le loro simili ferite decretano la dissoluzione della loro originaria unione inconscia. Ma solo grazie a questo doppio ferimento sorge l’amore, il cui senso sta nell’unire nuovamente ciò che è stato separato; solo grazie ad esso sorge la possibilità di un incontro, condizione dell’amore tra due individualità…
(tratto da Erich Neumann, “Amore e Psiche. Un’interpretazione nella psicologia del profondo”, traduzione di Vittorio Tamaro, Astrolabio editore.)
La fase anale del M5S , il bisogno di espulsioni e le bugie sui dissidenti
La servitù volontaria degli utili idioti
Étienne de La Boétie, precursore di Stirner, Proudhon, Bakunin e Tolstoj in giovanissima età scrisse Il Discorso sulla servitù volontaria, un pamphlet che circolò clandestinamente in Francia fino al 1576. Domanda centrale dell’opera è : “perché gli uomini, fatti per essere liberi, rinunciano con tanta naturalezza alla loro libertà?”.
In onore della libertà e contro i tiranni il “Discorso” divenne ispiratore della causa del popolo eroico, antesignano della rivoluzione francese.
Il Discorso sostiene che i tiranni detengono il potere in quanto sono i sudditi a concederglielo, e legittimare quindi ogni forma di potere. Secondo l’autore «La consuetudine ha un grande influsso sulle nostre azioni, esercita il suo potere soprattutto nell’insegnarci a servire… La prima ragione per cui gli uomini servono di buon animo è perché nascono servi e sono allevati come tali». Quel che vien messo sotto accusa è dunque tutto quel complesso di meccanismi psicologici, intellettuali e sociali che conducono il singolo individuo all’assuefazione nei confronti della struttura di dominio che caratterizza la società. Per il potere e il tiranno la servitù del cortigiano è preferibile alla libertà dell’uomo libero, che rifiuta di essere sottomesso e di obbedire .
Si chiede l’autore : «Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi! »
Dopo che il sistema di voto del M5S, in mano alla Casaleggio e associati ha sancito l’espulsione dei dissidenti, rivolgo la stessa domanda ed esortazione a tutti gli elettori del Movimento.
“Via chi spala merda sul movimento” urla la sempre elegante Lombardi e sul web arrivano commenti di questo tono: “@DPlavan: Abbiamo vinto! Eliminate quei quattro traditori. Alla forca!!! #beppegrillo #M5S”
E’ con un click che si ammazza la libertà di pensiero ed espressione? da dove viene questo bisogno evacuativo? se stimoli la pancia, ottieni prodotti sfinterici.
Il carattere anale del movimento e le espulsioni
Alle Quirinarie avevano votato 28.518 persone, per l’ espulsione: 43.368. Un dato increscioso che porta a pensare quanto il famigerato popolo della rete grillino sia più assetato di sangue che di proposte. Ieri pensando ai miti fondativi dei gruppi e delle istituzioni e al linguaggio sfinterico di Grillo ( nel suo linguaggio culo, merda e prodotti sfinterici sono all’ordine del giorno) e di molti commentatori suoi seguaci, ho associato all’evacuazione l’espulsione e mi sono detta : essendo fondato da una persona tirchia e anale il Movimento non poteva che essere espulsivo, prodotto sfinterico della pancia gentista. Ricordate che chi dissentiva sul blog venne definito dal Guru ” Schizzi di merda”? Grillo ha definito i dissidenti ” Corpi estranei”, da evacuare appunto perché il pensiero divergente non è contemplato. Tipico della personalità anale e ritentiva è l’ossessione per i soldi, Grillo ne ha fatto un diktat esemplificato nelle parole del deputato Ivan Catalano: ” Mi devo sentire ladro se ho un problema che mi obbliga a tardare a fare la rinuncia, mi devo sentire un ladro se spendo i soldi messi a disposizione per l’attività parlamentare, per fare appunto attività parlamentare, mi devo sentire ladro se mi prendo un caffè? credo che si sia esagerato, l’ossessione compulsiva per i soldi ha fatto degenerare i principi etici del movimento 5 stelle”. Solo lo 0,3% di chi ha votato Grillo alla camera nel 2013 ha deciso l’espulsione di persone colpevoli semplicemente di aver contestato il grande capo, il Messia, quello che urlava ” Uno vale Uno” ma che poi si è rivelato un tiranno.
Con meno di 50.000 clic , meno dell’ elettorato di una mezza provincia di una cittadina italiana, i votanti sul blog hanno deciso per gli 8-9 milioni che votarono il movimento alle scorse elezione.
Proprio come un novello tiranno e negando il significato stesso di democrazia diretta e libertà, prima del voto Grillo ha spedito una mail a tutti gli iscritti al blog perché confermassero l’espulsione. Giusto per non condizionarli. L’imbonitore prende in giro i comunisti ma fa tornare in auge il peggior Centralismo democratico.
Ma molti senatori si ribellano, escono, sbuffano, persino Vito Crimi arriva a dire : “Sono stanco di vedere qualcuno cercare il nemico all’interno”. Solo i fedelissimi pasdaran come Ruocco e Castelli mentono sapendo di mentire : “Il Movimento non ne risentirà”. In realtà i malumori sono alle stelle e almeno in 10 usciranno dal movimento per protesta.
Ad esempio il deputato @alessiotacconi twitta : “Stesse idee. Stesse battaglie. Solamente, da stasera, fuori da un movimento non democratico.”
Finalmente la contraddizione interna del grillismo esce fuori : come coniugare questi metodi stalinisti , con lo spontaneismo? come conciliare la democrazia diretta, l’uno vale uno con l’autocrazia del capo?
Come conciliare la trasparenza e lotta alla casta che mente e intriga con bugie propagandistiche degne dei tiranni che volevano giustificare i gulag ?
Nell’immagine “Erotismo anale” di E.Rapa
Secondo Grillo la procedura di espulsione parte da «svariate segnalazioni dal territorio di ragazzi, di attivisti, che ci dicevano che i 4 senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana si vedevano poco e male». Peccato però che il factchecking attraverso openpolis dimostri che in questi 10 mesi di legislatura i senatori espulsi abbiano lavorato molto di più dei loro colleghi. Secondo i dati di Openpolis, la loro presenza media in aula è dell ‘88,15%. Bocchino (quasi 91% di presenze) è primo firmatario di 2 disegni di legge, 2 mozioni, 29 interrogazioni, e 165 emendamenti. Orellana (85% di presenze) ha al suo attivo 19 interrogazioni, 2 mozioni, 1 ddl, e 96 emendamenti, oltre alle attività nella commissione Affari Esteri e in quella Politiche dell’Unione Europea.
La Taverna invece è presente in aula una volta su due per non parlare di fedelissimi come Alessandro Di Battista: il pupillo di Grillo, ha una presenza in Parlamento di appena il 78,7%. Il tasso di assenza è a livelli record del 17%, vicinissimo alla media degli altri partiti tanto criticati dal Movimento 5 Stelle.
Ieri Grillo ha certificato il reato di lesa maestà, ha decretato influenzando il voto della rete dei suoi seguaci, che chi osa andare contro il pensiero unico, va espulso: evacuato come si fa con le feci. Ora il problema a mio avviso non è lui ma i gregari che non si ribellano, e ancor peggio, citando La Boétie, il pericolo è chi ama esser schiavo anche solo mentalmente di un mito o di un padrone : schiavo volontario. Perché chi difende il pensiero unico, chi appoggia l’espulsione del diverso, chi uccide il dubbio in nome del capo, è più pericoloso del capo stesso perché ne è braccio complice.
Degno e decenza nello spazio amoroso
Degno: dal latino DIGNES, stessa radice di De-coro e De-cente.
Chi assume in sé la proprietà della decenza può accedere alla presenza: non è osceno ( fuori dalla scena).
Nella nostra epifania nell’Altro la decenza del nostro essere è strettamente legata alla possibilità, nell’impossibile soverchiante dell’alterità totale dell’esistenza, di avere De-coro.
Questo decorarci è una forma estetica dell’anima, è l’ananke, la necessità di abbellirci dell’eventualità di una presenza. Nelle sue estreme conseguenze il mio esserci dinanzi a te è possibile nella misura in cui io sono decorato dalla mia dignità. Solo in questo caso mi è concesso di essere degno di presenza. Solo in questo senso è decente che io mi mostri.
La dignità concede l’udibilità. Se davvero l’origine del mondo è nella fonè, allora io sono riconoscibile ed udibile se il mio narrato ha una sostanza autonoma, solo se esisto per me stesso e non relato e quindi solo se sono integro e distinto. Questo ci conduce alla seconda possibile radice del verbo DIGNES : DI-CERE (dire ); Do-cere (mostrare). Sono degno di essere udibile per l’altro e nello spazio della relazione quando la mia fonazione è distinguibile dal rumore di fondo, questo emergere dal fondo è possibile nella mia dignità di essere uno, solo allora mi è concessa una narrazione, perché mi storicizzo.
Posso dirmi, se posso essere degno di mostrarmi. E qui subentra il tema della vergogna e della colpa. Perché se io sono nel magma del basso, nell’indifferenziato dell’indegnità, se appunto non sono integro e decente, come posso mostrarmi e dirmi? Come posso denudarmi ed apparire se sono osceno, fuori dalla scena? La scena primaria e rispettabile della rappresentazione amorosa è il teatro elettivo della dignità dell’uomo come essere narrante ed esposto. Non v’è indegnità maggiore di quella di apparire nello spazio terzo della relazione privo di unicità e vivente nel rifiuto. Perché per sua natura l’amore è territorio di rarità ed eccezione ed è accoglimento. È quando sono voluto in quanto accolto che la mia voce non si fa eco ma diventa udibile e condivisibile e persino coro, corona, rotondità della fusione. Ed è lì e solo lì che il mio narrato si fa doppio ed emerge persino la possibilità di non esistere: di perdersi nell’altro e con l’altro nell’estremo riconoscimento. Posso diventare silenzio pregnate , posso restare muto solo dinanzi all’immensità del fare sacro che è l’abdicazione dell’ego in nome della sua ulteriorizzazione. Nel due. E posso ulteriorizzarmi nel silenzio udibile solo se prima ne sono stato degno.
Solo se l’uno ha riconosciuto l’uno e si è creato il terzo.
C’è un momento in cui si tace. Esso è l’istante in cui sopravviene la perdita della ragione in nome dell’emersione della comprensione. La comprensione non è mai detta. È un atto e come ogni atto non ha intenzionalità se non nel momento esatto e forse anche inconscio in cui sopravviene.
L’eccezionale accade per sbaglio. È un regalo fattoci a caso di cui bisogna essere degni. La rarità della dignità prevede la riconoscibilità. Devo potermi riconoscere, essere riconosciuto, poter riconoscere il raro e superare la prova di essere DEGNO di sostenere la rarità.
Se la vergogna di non essere unico , di non essere narrabile perché io stesso non vorrei o potrei udirmi in quanto non esisto, prende il sopravvento, solo boicottare la prova di resistenza alla rararità può darmi sollievo. Perché sono schiacciato dalla colpa dell’insostenibilità e dalla vergogna di non esistere.
Come posso espormi alla dignità di un sentimento e alla condivisione se non ho sostanza ?
Eppure non c’è un’eternità transeunte più immaginabile del momento amoroso.
Eppure non c’è un altro spazio possibile in cui ci sia la sazietà del primo ed ultimo riconoscimento. Nel momento amoroso c’è la madre e il parto, la piccola morte dell’io e lo sconvolgimento dell’esserCi e non essere presenti allo stesso tempo.
C’è quella stessa dipendenza dall’utero partoriente e inglobante. Quella stessa commistione di eros e thanathos. Ed è l’unica possibilità appagante di riscatto dal non esistere. Il suo contrario è disperazione.
È dunque forse nella colpa dell’indegnità che la vergogna di avere una voce indecente è un passaggio obbligato per poter esserci nella cosa amorosa? Questo lo ignoro, ma forse non c’è altro modo di manifestarsi se non quello di correre il rischio di non esserne degni, di non essere degni di riconoscimento.
E accogliere l’oscenità del nostro non essere decorosi è un’azione indissolubilmente legata alla nostra volontà o necessità o alla ineluttabilità della nostra presenza.
L’esistere stesso è esporsi al non essere udibili, l’unica consolazione è la possibilità di concederci quell’atto rischioso di sostenerne la vergogna.
A complemento di questo articolo ho scelto l’immagine di un quadro di Eric Fischl: Bad Boy, del 198. Fischl è un artista americano che racconta una realtà scomoda del sottobosco suburbano. Si è molto addentrato nel tema dell’esposizione e del voyerismo, come in questo quadro, dove ci sembra che un adolescente posi il suo sgardo concupiscente sulla nudità di una prostituta.
Mi sembra che questa immagine possa disturbarci, sia indecorosa. E che questa indecorosità e indegnità dello scoprirsi, del mostrarsi e del guardare in un contesto osceno, rappresenti bene il momento esatto in cui un’anima si svela ad un’altra nella sua ontologica indegnità e vergogna. Nella debolezza e rischiosità del contesto amoroso si rischia spesso di avere tutto da perdere quando ci distendendiamo per mostrarci: si rischia anche che l’altro ci guardi in piedi, senza toccarci. Ma lo svelarsi, se non è un regalarsi non è mai propriamente indecente, è un atto di coraggio.