Psicologia del Movimento 5 Stelle

di Sergio Stagnitta, psicoterapeuta

 

Prima di entrare nel merito del tema che vorrei affrontare faccio un breve premessa: ritengo che l’ingresso di questo movimento in Parlamento possa portare dei grossi benefici al sistema politico italiano. Primo fra tutti la rottura del sistema che molti hanno definito “partitocratico” nel quale l’alternanza al potere non ha mai modificato concretamente il sistema dei privilegi presenti da sempre in Italia. Già solo l’idea che nelle commissioni e nelle sedute parlamentari ci saranno non politici di professione è una buona garanzia che gli equilibri precedenti saranno, almeno in parte, stravolti.

Detto ciò, in questo periodo centinaia di commentatori (professionisti e non) stanno provando a fare delle analisi sul M5S, proponendo ognuno una ipotesi e sviluppando le possibili conseguenze, positive o negative, sul loro successo elettorale.

Anch’io vorrei proporre un’analisi utilizzando gli strumenti con i quali lavoro ogni giorno, ovvero gli strumenti psicologici ed in particolare alcuni semplici elementi di  teoria di gruppo.

 

La domanda che tutti si stanno ponendo in questo momento non è più quella di capire perché questo movimento ha avuto un così grande successo, la risposta ormai è facile: la politica tradizionale, fatta dai professionisti politicanti, è fallita! La vera domanda oggi è se questo movimento sarà in grado di governare in modo veramente efficace, come dicono, e se manterrà questa spinta rinnovatrice nel tempo. Queste sono, a mio avviso, le due domande fondamentali, alle quali proverò a rispondere in termini psicologici.

 

Quand’è che possiamo dire che un gruppo funziona? La risposta, almeno sulla carta, è semplice:QUANDO È CAPACE DI PENSARE. Questo significa che se un gruppo, facilitato dal proprio leader, è capace di formulare pensieri, questo si trasforma in un gruppo di lavoro, che ha come obiettivo lo sviluppo delle idee sulle quali si era formato. Il gruppo diviene orientato su un “prodotto” e le forze messe in campo dai membri servono tutte alla realizzazione di questo/questi obiettivi. In questo caso il gruppo non ha la necessità di produrre capri espiatori, non ha paura dell’esterno, non ha bisogno di esercitare un’autorità severa e permanente e soprattutto si trasforma, nel tempo, in un gruppo semipermeabile capace di accogliere nuove idee senza perdere la propria identità.

Quando il gruppo, viceversa, non è capace di pensare, il movimento che si sviluppa al proprio interno è di tipo ripetitivo, i ruoli si cristallizzano, a volte si modificano ma con il solo obiettivo di mantenere un equilibrio che non consenta l’ingresso di nuove idee, si perde di riferimento il compito e quindi le persone che lo compongono hanno il solo obiettivo di perpetuare, coattivamente, una dinamica reazionaria, anche quando sembra apparentemente che le idee sono di tipo progressiste.

 

Per guidare una protesta così potente, come quella del Movimento 5 stelle, è stato necessario avere una guida forte, con una spinta populista, creando legami sulla base del nemico esterno. È stato necessario l’uso di un linguaggio forte, di rottura con il politichese di regime. È stato ancora più necessario esercitare un modello di leadership poco democratica perché il principale obiettivo era rompere un sistema di potere e quindi dare troppo spazio a sotto gruppi e ad alcune delle loro idee alternative avrebbe messo in crisi la tenuta del movimento. Io ho condiviso e condivido questa impostazione. Non mi piace, però credo che era l’unica strada percorribile. Diversamente il movimento si sarebbe sfaldato in piccoli gruppi perdendo del tutto la spinta propulsiva. Però ad un certo punto il movimento raggiunge il primo obiettivo: essere il primo partito in Italia. Nasce quindi la necessità di governare ed ecco che il movimento si trova alla prima vera spinta: è veramente capace di costituirsi anche come forza di governo e non solo di opposizione e protesta? La risposta potrebbe essere sì, però ad una condizione: se il gruppo è capace, adesso, di inserire i livelli di pensiero di cui ho parlato prima. In Sicilia e in altri contesti più locali ci sta riuscendo, adesso deve dimostrato a livello Nazionale, deve pensare, e deve farlo in grande. Spero che saranno in grado. Credo però che non lo saranno se vogliono la maggioranza assoluta.

La domanda a questo punto è: perché in Italia per ottenere il consenso è necessario possedere un narcisismo patologico con conseguente delirio di onnipotenza? 

 

Questa è la mia idea, ma forse ci sono ipotesi alternative …

3 pensieri su “Psicologia del Movimento 5 Stelle

  1. L’ha ribloggato su Hydrogen Jukeboxe ha commentato:
    Scrivi qui i tuoLa domanda a questo punto è: perché in Italia per ottenere il consenso è necessario possedere un narcisismo patologico con conseguente delirio di onnipotenza?

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